Se pur datata, la parabola del figliol prodigo fa sempre breccia, soprattutto nella politica Marcianisana.
Infatti, all’interno del consiglio comunale vi è un “secondo genito” che dopo aver trionfato insieme al “padre”, un giorno gli chiese la sua quota di patrimonio per partire alla volta delle terre opposte, sperperando tutti i suoi averi.
Finite le risorse, andó dapprima al servizio della “padrona”, che lo mandó nei campi a pascolare i porci e poi, resosi conto dell’errore commesso, ritornó alla casa d’origine chiedendo mestamente perdono al padre.
Il “genitore” avendone compassione lo abbracció e lo perdonó riprendendoselo sotto la sua area di AZIONE politica di appartenenza.
Nel cuore del figlio ritrovato non c’è mai stato posto per un completo pentimento, tant’è vero che, alla prima occasione utile evidenziava con due fotografie sui social network, le falle dell’operato del padre.
Questa parabola rivisitata ci fa comprendere che le finte idee rivoluzionarie del “nuovo che avanza”, non sono altro che i residui del modus operandi del passato che fu.