La Transumanza

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La transumanza, antica pratica risalente alla preistoria e tutt’oggi attuata, consiste nello spostamento di greggi di pecore e/o maiali da un luogo pianeggiante ad alture montane (e viceversa) per reperire foraggio fresco da cui attingere nuova linfa vitale.

La conduzione di questi trasferimenti è affidata ai pastori, uomini esperti che secondo l’esperienza accumulata ed il senso dell’orientamento, direziona il gregge verso floride praterie.

L’esercizio della transumanza via via ha perso quella sua nobile arte direzionale, per immergersi in un fenomeno politico finto moderato, spicciolo e di bassa lega.

Infatti, il pastore è stato sostituito dal padrone (leggi anche Mentore e padrone) che ha il sol scopo di comandare, direzionare il proprio gregge verso territori ed alleanze molto spesso aridi ed artefatti, creando così malcontenti e diffidenza nell’elettorato, che sfiduciato etichetta negativamente tutti i partecipanti alla gestione della res publica.

A tal fine, giunti a questo stato di avanzato degrado, le soluzione sarebbero due:

la più semplice è rompere le righe e rifugiarsi presso la prima caverna con il rischio concreto di morire di stenti.

La seconda è organizzarsi metodicamente e con visone politica chiara e trasparente, in netta contrapposizione alla massa dei partecipanti, fondando le basi su di un’idea di città lungimirante che pone come priorità la tutela dell’esigenze dei bambini e ragazzi. (Leggi anche Parchi e bambini).

Sintetizzando all’osso, alcune tra le innumerevoli linee guida sono: investire sul progetto di educazione civica (esempi di parchi tematici per lo sviluppo delle capacità intellettive e sensoriali), luoghi di intrattenimento sani collegati con le attività produttive del territorio (esempi di centri sportivi, Palaconcerti, formazione di didattica pratica preposti sia per lo sviluppo delle capacità lavorative e psicofisico dei ragazzi, ma anche e soprattutto, per sradicare i meno fortunati da ambienti e mentalità negative), incentivando nuove e preesistenti attività produttive ad assumere nell’immediatezza il frutto della forza lavoro generata, creando così ricchezza economica e culturale.

Insomma, per riacquisire un modello di città efficiente occorre ripulire il territorio dai cani di pecora e far riappropriare, attraverso la partecipazione, le persone che amano ogni centimetro del loro territorio, proiettando la città verso pascoli verdeggianti e fiori di lillà che merita di possedere e custodire.

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