Svendita dell’intimità, la nuova prostituzione

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Svendita dell’intimità è ciò che si compie per il frivolo e costruito successo. Accade nell’era del consumismo al ribasso, ove le persone assumono le vesti di merce di scambio nel nome della popolarità becera e di un fazzoletto non sudato per accaparrarsi il vile denaro.

Il passo più immediato per suscitare la tanto amata fama è la prostituzione televisiva: amplessi amorosi finiti male, tragedie familiari, abusi perpretati e subiti, sono tutti quegli ingredienti di quella poltiglia informa che suscita nel pubblico pietà e compassione rendendo noto il raccontatore.

I produttori televisivi, sfruttando la brama del quarto d’ora di celebrità del caso umano di turno, creano un gioco perverso e contorto che produce due effetti: luci della ribalta effimera del personaggio, commiserazione dei telespettatori i quali si uniscono virtualmente al dolore, con buona pace degli inserzionisti e dei conduttori televisivi.

Sono più di vent’anni che va in scena il teatrino della decadenza culturale, fatto di talk show, processi televisivi di cronaca nera che sfociano nel morboso, piagnistei pomeridiani infarciti di inciuci paparazzati. Tutto ciò è utile a distogliere l’attenzione verso la cultura, annichilendo le menti, rendendole facilmente malleabili. Al panorama desolante si aggiunge l’assenza educativa dei genitori e la mancanza di educazione sentimentale. Gli adolescenti sono facilmente influenzabili, crescendo con il mito del lusso ostentato, della pretesa del “tutto è dovuto”, del verbo comprare in ogni sua accezione.

Osservando i più giovani, mi chiedo se esista un rimedio alla decadenza. Mi imbatto molto spesso in risposte scoraggianti. Conservo però sempre la speranza che i genitori smettano di delegare agli altri le proprie responsabilità e riscoprano i valori sani e fondamentali ricevuti dai loro avi. La scuola non può essere un parcheggio per adolescenti annoiati e frustati, deve tornare a essere un centro crescrita culturale, di socialità e aggregazione.

Gli adolescenti dovrebbero staccarsi dagli schermi e vivere soprattutto “offline”, scoprendo che fuori dai confini virtuali esiste un mondo con emozioni in attesa di essere provate.

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