Complice la crisi energetica, il surriscaldamento del pianeta ed i cambiamenti climatici, ormai non si fa altro che parlare di mezzi di locomozione ecologici.
Dai monopattini elettrici, passando per le e-bike (bici con pedalata assistita), fino ad arrivare alle auto e bus elettrici, tutto è racchiuso nello slogan “emissioni zero” con conseguente benefico per le città sia in ambito di smog sia di inquinamento acustico.
Sembrerebbe una trovata geniale, ma quanto inquina il trasporto elettrico?
Il dibattito si concentra su tre punti: la produzione di energia elettrica, l’estrazione delle materie prime di litio e cobalto per la produzione di batterie e lo smaltimento a fine ciclo.
Cominciando dal capitolo legato alle batterie, i veicoli green registrano un complessivo incremento di inquinamento, poiché, per l’estrazione del litio ed il cobalto vengono utilizzati macchinari particolarmente tossici che lasciano danni ambientali permanenti ai territori delle popolazioni residenti oltre che lo sfruttamento della manovalanza minorile Africana.
Inoltre, sia il litio che il cobalto sono considerati materie prime a rischio, per la bassa percentuale esistente in natura, tale da non riuscire a sostenere una produzione di massa.
Altro problema connesso è lo smaltimento del ciclo concluso delle batterie, paragonate dai più per pericolosità alle scorie nucleari.
In aggiunta, con la produzione di energia elettrica necessaria per la ricarica dei mezzi green, generata anche e soprattutto da centrali a carbone, centrali nucleari, combustione di gas e petrolio, si avrebbe il paradossale risultato di nascondere le “polveri sottili sotto il tappeto”, togliendo visivamente lo smog dalle città ma aumentandolo nelle periferie.
Infine se aggiungiamo che, ad oggi risulta antieconomico per la maggior parte delle famiglie essere autonomi energeticamente dotandosi di pannelli solari, visto che i costi sostenuti per l’istallazione non coprono i benefici desiderati, ci rendiamo conto che, come sempre, la bilancia pende a favore delle aziende energetiche complice anche l’assenza di un indirizzo politico che favorisce il profitto a discapito dell’ambiente.
Concludendo, sembra che l’operazione “marketing green” stia avendo la meglio sull’ambiente, unica vera risorsa da salvaguardare per la vita del genere umano.