Sono trascorsi 46 anni dalla riforma del diritto di famiglia, stagione che segnando il declino definitivo della figura del pater familias, riconosceva pari diritti tra la coppia e poneva un accento decisivo sul regime educativo dei figli.
Come ogni buona riforma, l’inizio era promettente, ma dal 1975 ad oggi tanta acqua è passata sotto i ponti, decretando una trasformazione radicale del concetto educativo.
Infatti, con l’avvento del boom economico italiano prima, accompagnato da un regime consumistico poi, i genitori hanno svestito i panni di guida per indossare le vesti di “genitori-amici” dei figli, creando uno spaventoso corto circuito generazionale.
Oggi, gli adulti sembrano essersi persi nello stesso mare in cui si perde quotidianamente la prole, eliminando ogni distinzione epocale, si vestono allo stesso modo dei figli (in alcuni casi anche peggio), giocano con gli stessi giochi, usano lo stesso linguaggio ed intercalari, sposando gli stessi ideali.
Si definiscono genitori “moderni”, persone colpite dal mito di Peter Pan, quello della giovinezza perenne, retorica del culto dell’immaturità che propone una felicità spensierata e priva di ogni responsabilità per il ruolo che hanno.
Un giorno un politico di sproporzionata bassezza culturale definì i giovani dei bamboccioni, non considerando però che il male dei figli discende sempre dall’assenza assordante degli esempi genitoriali, troppo impegnati a vivere un’età fuori tempo e tramontata da un bel pezzo.