Il figlio giusto è colui che apprende i valori e le regole tramandate dai genitori, le fa proprie e si evolve. Questa è la definizione del filosofo Jacques Lacan, ripresa da Massimo Recalcati ne “Il segreto del figlio“.
Partendo da ciò, possiamo immaginare dei festoni con bandierine di diversi colori, dove il filo rappresenta la traccia impressa dai genitori, mentre la bandierina indica l’elemento caratteriale del figlio. In caso di vento, le due parti, se pur legate tra loro, seguiranno direzioni (scelte) differenti, in base ai principi inculcati e al carattere sviluppato. Questa metafora, a mio modesto parere, dovrebbe far riflettere sul rapporto odierno genitori-figli.
Del resto, l’assenza educativa dei genitori colmata dai beni materiali, la scarsa fiducia, il servilismo incondizionato, mette in risalto ogni limite della prole, la quale non riesce a preferire nemmeno il colore della bandierina, restando impigliata passivamente tra le fauci del filo che man mano la soffocherà. A questo punto, mi sovviene un grosso interrogativo: visto che i giovani rappresentano la futura classe dirigente, allo stato attuale, cosa potremmo aspettarci da loro?