L’asilo nido è la prima forma di scolarizzazione dei bambini, volta a favorire la crescita dei neonati dai tre mesi ai tre anni d’età. Esso offre all’infante l’opportunità e lo stimolo per la costruzione dell’identità, dell’autonomia e dell’interazione con altri bambini ed adulti.
In Italia i primi asili nido vengono introdotti dalla metà dell’800 per debellare la piaga dell’abbandono dei lattanti, ma solo nel 1971 viene emanata la legge che disciplina il nido quale servizio sociale di interesse pubblico.
Orbene, dall’introduzione della legge del 1971, il nido ha assunto dapprima una funzione assistenziale, e successivamente ha avuto anche una propensione educativa e formativa.
Ad oggi, questo servizio di pubblica utilità è diventato sempre più selettivo e restrittivo, quasi privilegio dei pochi a discapito della collettività. Infatti, leggendo l’ultimo bando comunale, l’ammissione dei nuovi iscritti è pari a 18 bambini, su un totale di 1335 nascituri compresi tra gli zero ed i tre anni (dati istat).
A mio avviso, la chiave di volta per l’accrescimento del senso civico di una comunità risiede nella promozione pubblica di servizi educativi e formativi per i bambini. In tal campo, l’amministrazione locale è lontana anni luce dal fornire un’adeguata copertura istruttrice ai futuri adolescenti. Magari, meno inutili slogan ed un numero maggiore di educatori, sezioni e classi, soddisferebbero le esigenze collettive ed il senso civico e legislativo della norma n. 1044/1971.