Pollici verdi

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C’era una volta un capo tribù e due suoi fedelissimi che un giorno decisero di alzare il pollice verde e piantare 25 piante in una strada, una cinquantina di mazzetti di fiori in piazza ed una manciata di semi di Quinoa nei campi.

La messa in scena era sempre la stessa, far piantare il germoglio, innaffiarlo per la prima volta, scattare la foto propaganda e mettere alla prova gli abitanti del posto.

Passarono i giorni ed il popolo notava che man mano le piante appassivano, nei campi la Quinoa non rendeva ed i fiori erano stati piantanti sotto un albero di palma malato, così alcuni volenterosi si armarono di secchi ed acqua ed innaffiarono il tutto, sperando di salvare il salvabile.

Visto l’attivismo, i “condottieri green”pubblicizzarono l’accaduto, e con un lapsus freudiano ammisero che la gente si era “sostituita” all’incapacità dell’amministrazione per la cura del verde pubblico, non risparmiando accuse ed insulti agli sfaticati ed ai fessi, rei di scrivere perché hanno tempo da perdere.

A dir la verità, qualche fesso buontempone non imparentato con gli stregoni ed i sapientoni, aveva già previsto la fine di quei poveri ramoscelli e germogli Piantatela monoalbero, costretti senza acqua a sopravvivere all’incuria ed al caldo torrido.

La favola si conclude con il coro di una vecchia canzone: “Mettete dei fiori nei vostri cannoni
Perché non vogliamo mai nel cielo
Molecole malate, ma note musicali che formino gli accordi
Per una ballata di pace, di pace, di pace”.

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