Ticket elettorali

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‍Sentendo pronunciare la parola “Ticket Elettorale” mi ricorda la frase dello straordinario compianto attore Ben Gazzara nel film “il camorrista” di Tornatore, quando, per sedare la rivolta dei carcerati risponde ad un detenuto politicamente estremista: eh ccherè a politica? L’arte di fotte chi sta con te?!

Partendo da questo assunto e senza criticare la Legge del 23 novembre 2012 n. 215, la quale ha rafforzato in maniera pregnante l’ingresso delle donne nella vita pubblica e politica, ciò che crea il corto circuito è la modalità con cui si svolge il ticket elettorale da parte dei candidati aspiranti al consiglio comunale.

Ci troviamo dinanzi ad una forma di “poligamia elettorale”  esercitata maggiormente dal genere maschile nei confronti delle candidate femminili (salvo rarissime eccezioni di segno contrario), le quali nella stragrande maggioranza dei casi ed a loro insaputa, hanno solo il compito di tirare la volata numerica al candidato consigliere di sesso opposto (clicca e leggi Mentore e padrone.)

Questo meccanismo produce due tipi fratture: la prima di tipo personale, stante le promesse e rassicurazioni d’uguaglianza di risultato di voti; la seconda (ed ancor più grave) di tipo elettorale, poiché si assiste all’inevitabile alterazione del consenso del candidato promotore del “ticket poligamico”, visto che una parte dei voti conseguiti non sono frutto delle proprie capacità.

Orbene, arrivati nell’anno 2023 ove l’equiparazione dei sessi è ormai un discorso obsoleto e la partecipazione alla vita politica delle donne è consolidata, sotto il profilo delle pari opportunità la domanda da porsi è: è possibile risolvere la piaga della poligamia dei ticket? Se sì, in che modo?

Sulla base dell’impegno sempre crescente e determinante delle donne in politica,  la mia personalissima opinione per arginare questo fenomeno dilagante è: abrogare la doppia preferenza dei candidati consiglieri, di modo che, a prescindere dal genere sessuale, ognuno ha le medesime opportunità degli altri aspiranti (clicca e leggi L’uomo in più).

Solo eliminando il ticket elettorale, potremmo cominciare a contestare la succitata celebre frase del “Professore di Vesuviano”.

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